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  4. Cosa possiamo imparare dal lavoro di Abraham Wald per prendere le nostre decisioni

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Abraham Wald, un matematico e statistico ungherese, fu coinvolto in un importante progetto di ricerca con l'Ufficio delle Statistiche Nazionali degli Stati Uniti.

 

Il compito di Wald era studiare i danni subiti dagli aerei americani coinvolti in missioni di combattimento e proporre miglioramenti alla loro struttura per aumentare le probabilità di sopravvivenza. Gli aerei che tornavano dalla missione venivano attentamente esaminati per identificare le aree colpite dai proiettili nemici e, sulla base di queste informazioni, gli ingegneri si mettevano al lavoro per rinforzare le parti dell'aereo più soggette ai colpi.

 

Tuttavia, in questo approccio Abraham Wald riconobbe immediatamente il “Survivor Bias” (pregiudizio del sopravvissuto). In altre parole, gli ingegneri stavano focalizzando la loro attenzione solo sui dati dei sopravvissuti, ignorando del tutto quelli dei non sopravvissuti. Prendendo in considerazione solo gli aerei che erano tornati alla base e ignorando gli aerei che risultavano dispersi o abbattuti, gli ingegneri si lasciavano però sfuggire informazioni cruciali sulle aree che, se colpite, avrebbero portato all'abbattimento del velivolo.

 

Wald suggerì un approccio completamente diverso e, in un certo senso, controintuitivo. Invece di rinforzare le parti colpite degli aerei, propose di rinforzare le aree che non avevano subito danni. Se gli aerei avevano fatto ritorno - pensò - probabilmente i punti in cui erano stati colpiti non erano di così vitale importanza. Sarebbe stato meglio preoccuparsi delle parti illese, perché era lì che, probabilmente, erano stati colpiti gli aerei che non erano tornati.

Questa intuizione ha portato a una ridefinizione delle strategie di rinforzo degli aerei e ha avuto un impatto significativo sulla sopravvivenza dei loro equipaggi. Il lavoro di Abraham Wald ha dimostrato l'importanza di prendere in considerazione i dati mancanti o quelli dei non sopravvissuti, al fine di ottenere una visione più completa e realistica della situazione.

 

La storia di Abraham Wald è diventata un classico esempio di come l'analisi statistica intelligente e l'attenzione ai dettagli possano portare a decisioni sagge e a risultati sorprendenti. La sua intuizione ha dimostrato che l'analisi dei dati richiede un approccio critico e la capacità di superare i bias cognitivi per trarre conclusioni valide e informate.

 

Ora, a meno che il lettore non lavori nel settore bellico-aeronautico, questa storia può sembrare poco utile e a tratti, col senno di poi di cui son piene le proverbiali fosse, molto ovvia. In realtà non è così, e sono convinto che a ben pensarci nella nostra esperienza quotidiana prendiamo molte decisioni affette dal Survivor Bias.

 

Come? Vediamo alcuni esempi:

  1. Investimenti finanziari

Se analizziamo solo i dati delle azioni o degli investimenti che hanno avuto successo in passato, ignorando quelli che hanno subito perdite o sono falliti, potremmo essere portati a credere che certi settori o aziende siano sempre sicuri e redditizi, ignorando i rischi reali. 

 

  1. Analisi del mercato del lavoro

Se consideriamo solo i dati dei lavoratori di successo o dei candidati selezionati, ignorando quelli che sono stati licenziati o non hanno avuto successo nelle loro candidature, potremmo trarre conclusioni distorte sulle competenze richieste o sulle qualifiche necessarie per un determinato ruolo. 

 

  1. Studi di auto-miglioramento

Se leggiamo solo storie di persone che hanno superato grandi sfide o raggiunto obiettivi straordinari, ignorando quelle di coloro che, a dispetto del loro impegno, non hanno comunque avuto successo, potremmo sviluppare aspettative irrealistiche su ciò che possiamo raggiungere.

 

Per evitare il Survivor Bias, è fondamentale considerare tutti i dati e le informazioni disponibili, compresi quelli che riguardano le esperienze negative o le situazioni in cui le cose non sono andate come pianificato. Questo ci aiuta ad ottenere una visione più completa e realistica della situazione, permettendoci di prendere decisioni più informate e ben ponderate.

 

Concludendo, voglio salutare chi mi sta leggendo lasciandogli uno spunto di riflessione. Non è forse arrivato il momento per le nostre aziende di iniziare a guardare anche a quegli "aerei" che non sono tornati?

Non lo dico per innescare il solito ping pong con cui imprese e collaboratori attribuiscono l’uno all'altro le responsabilità delle proprie scontentezze, ma per suggerire piuttosto un metodo alternativo di guardare alla questione.

 

Chi se ne va, chi lascia e chi fallisce ha spesso molto da insegnare a chi gestisce un team di lavoro.

Gli “aerei” che non tornano sono sempre un segnale importante.

Purtroppo, non sempre sono semplici da interpretare.

 

Fun fact: a volte la sorte può essere beffarda e lo sa bene proprio Abraham Wald, il quale morì nel dicembre del 1950 sui monti Nilgiri mentre si stava recando ad un convegno di statistica invitato dal governo indiano.
Esatto! Morì proprio in un incidente aereo.

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Alberto De Marchi
Scritto da Alberto De Marchi
So che molte sfide sono difficili, ma credo che con il giusto equipaggiamento possano essere affrontate. Il mio motto: “pessimismo della ragione, ottimismo della volontà”
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