Potrei definirmi un runner anomalo...ma lascerò a voi giudicare, dopo aver letto questa storia.

Sono qui per raccontarvi la mia esperienza, di come la tenacia e la forza di volontà siano riuscite a cambiare il mio modo di agire ed arricchire la mia vita, dandomi la possibilità di imbattermi nella corsa, attività sportiva fino ad allora a me sconosciuta.

Tutto è iniziato prendendo consapevolezza del fatto che a quarant'anni il fisico di un uomo cambia radicalmente. Anche se cerchi di controllarti e mangiare il “giusto”, lo spessore (della cintura) cresce! E per uno come me, che per lavoro da sempre vive tra hotel e ristoranti, risulta difficile (da buona forchetta quale sono) rinunciare a tutto ciò che viene proposto quotidianamente da ottimi chef. Aggiungiamo pure un bicchiere di buon vino, qualche aperitivo…e la forma fisica resta solo un vago ricordo!

La situazione rischiava di diventare ad un certo punto una battaglia persa in partenza... E come se tale consapevolezza non fosse bastata, ecco il tuo medico, che dopo aver sollecitato i soliti controlli di routine, prima di pronunciarsi in merito ai risultati, lancia quello sguardo che dice tutto: "Così non ci siamo!"

E allora che fare? Bisogna cambiare! Ma cosa? Ancora non lo sapevo, ma sentivo la necessità di dover agire, altrimenti i risultati sarebbero stati sempre gli stessi!

Ok…va bene: avrei voluto iniziare a praticare qualcosa che mi piacesse veramente.
Ma a 42 anni era difficile per me trovare un’attività abbastanza soddisfacente e piacevole e che non avessi già provato.

Non avevo certo intenzione di iniziare a fare qualcosa che non fosse nelle mie corde! … O forse avrei dovuto? Magari l’attività fisica poteva fare al caso mio?

Avevo la fortuna di avere soci molto sportivi, mi sono quindi domandato perché io non mi fossi ancora appassionato a questo tipo di cose …Capita così che un giorno, un mio caro amico e socio, si presenta da me con un regalo: un paio di scarpe da corsa. Mi aveva letto nel pensiero! E dice: “Dai, vieni con noi qualche volta!”.

Quell’istante stimola la svolta che tanto aspettavo e decido di attivarmi. La mia prima corsa è durata 300 mt al massimo… con imminente rischio infarto. Sono tornato a casa fortemente demotivato. Mi ripetevo che.. “No, non ce la faccio! Io non sono portato, non fa per me!” Erano tanti gli alibi che provavo a tirare fuori, ma… NO! …questo atteggiamento non mi rappresentava! Le persone solitamente riconoscono in me una forte determinazione e questo mi ha sempre fatto molto piacere.

Mi sono chiesto se fossi per davvero tanto determinato. Era giunta l’ora di dimostrarlo anche a me stesso.

Ho capito che quello che mancava era una forte motivazione ed ho accettato la sfida.
Anche se la corsa non era ciò che mi piaceva fare era necessario insistere, niente più scuse! Ho imparato la resilienza ed ho iniziato a metterla in pratica. Ancora oggi ogni volta che esco a correre, dopo i primi 100 metri vorrei rinunciare, fermarmi e tornare a casa.

Invece no! So che devo andare avanti. E mi sono posto un obiettivo, quello di terminare dopo aver fatto almeno 100 metri in più della volta precedente.

Dopo circa 9 mesi di corsa sono arrivato a sfondare il muro dei 10 km, un gran successo! Ero molto orgoglioso di me stesso. Ormai ero dentro il mondo dei runner, mi sentivo tale e ne facevo parte. Avevo cercato ispirazione leggendo alcuni libri che riportavano le testimonianze di runner famosi. Avevo provato a mettere in pratica scrupolosamente i loro consigli.

Il grosso era fatto, avevo superato la prima fase di resistenza al cambiamento, durante la quale è 100 volte più facile mollare che andare avanti. E siccome “la fame vien mangiando” dicono, invece di adagiarmi, ho preferito rilanciare. Ma pesantemente.

“Voglio fare una maratona!”

“Ma no, non ce la farai…La maratona è troppo impegnativa. Poi tu non hai mai corso. Lascia perdere!” Questo mi sono sentito dire. Non nascondo di averlo pensato anch’io più di una volta. Ed è stato proprio in quel momento che ho invece deciso di ascoltare il consiglio di uno dei miei maestri di vita, che un giorno mi disse: “Per ottenere risultati sperati, per prima cosa occorre fissare degli obiettivi SMART (specific, measurable, achievable, realistic, time-related)”.

L’obiettivo è comparso più chiaro che mai! Entro i due anni successivi avrei completato una maratona. Anzi, precisamente la New York City Marathon. Ho voluto mettere in pratica anche la “tecnica di sputtanamento” decidendo di dirlo subito a tutti. Così non sarei più potuto tornare indietro! Questa tecnica l’ho utilizzata per smettere di fumare anni fa. Appena presa la decisione di smettere, l’ho comunicata a tutti i miei amici. Ha funzionato. O meglio, non avrei mai avuto il coraggio di sostenere pubblicamente una sconfitta come quella. Piuttosto avrei smesso di fumare a qualsiasi costo e così è stato. Ho pensato quindi di riprovare questa tecnica infallibile. Ecco, avevo focalizzato l’obiettivo fortemente motivante.

Ho iniziato una preparazione tostissima. Essendo una persona molto impegnata, non mi restava che correre la mattina presto, prima di andare a lavorare.
Sveglia alle 6 per quattro mattine a settimana, un’ora di corsa o poi al lavoro.
Cominciando poi a macinare chilometri occorreva più tempo, allora la sveglia veniva anticipata alle 5.30 e poi alle 5… Spesso per me era durissimo trovare la forza di alzarsi, ma dovevo farlo. A volte era freddo, pioveva. Ma l’impegno era ormai stato preso.

Nove mesi dopo, con il mio amico Filippo e altre 55 mila persone, alle 6 del mattino, mi sono ritrovato sul Ponte Verrazzano: partenza della New York City Marathon. Emozione indimenticabile che ricordo come fosse ora. Adrenalina a mille. Si parte e mi godo ogni passo, ogni singolo istante. Battere il cinque al bambino che ti incita dal lato della strada, al poliziotto americano in sovrappeso con tanto di Rayban e pistola in vista, quello che vedi nei film. Concerti e spettacoli lungo tutto il percorso che si snoda tra i cinque distretti di New York, partendo dallo Staten Island, attraverso Queens, Bronx, Broklyn e infine arrivo a Manhattan, Central Park.

Tagliare quel traguardo è stato qualcosa di unico e indescrivibile.

Dopo mesi di preparazione, sudore, fatica… riuscire a vincere la propria personale sfida di arrivare fino a Central Park. La sensazione di gratificazione e appagamento raggiunge livelli elevatissimi.

Ricordo di aver pensato di essere fortunato a vivere tutto ciò. Quale altra esperienza di vita mi avrebbe potuto dare un’emozione così forte?

Nonostante gli evidenti vantaggi dal punto di vista fisico, ho vissuto questa esperienza, non tanto come preparazione atletica, quanto come un’opportunità di vita incredibile ed un rafforzamento mentale che poche altre situazioni avrebbero potuto eguagliare. Ho imparato ad affrontare cambiamenti senza paura e a generare l’auto-motivazione quando serve.

Ma soprattutto questa è la storia di un runner, che ha iniziato a correre a 42 anni anche se non gli piaceva (e a cui forse non piace tutt’ora), ma nonostante tutto può raccontare di aver concluso oltre a questa, anche la maratona di Lisbona, Marcialonga e una decina di mezze maratone in giro per l’Europa.

Oggi mi chiedo cosa sarebbe successo se solo una volta avessi dato ascolto agli alibi che persistevano nella mia testa, alla paura e alla resistenza al cambiamento.

Non avrei potuto raccontare nulla di tutto questo. Determinazione e resilienza hanno concesso la possibilità di un’esperienza unica nella mia vita.

Denis

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