Fausto Manzana, Presidente di Confindustria Trento e fondatore di GPI, ci racconta cosa ha significato per lui aprirsi ad un processo di condivisione, come imprenditore e come Presidente.

Attraversando i temi più importanti per il presente del Trentino, ci restituisce uno sguardo lucido sul futuro di un territorio che ha sempre fatto del suo senso di comunità il fulcro del suo processo di crescita.

Quando ha fondato GPI, qual era la visione che voleva condividere e portare avanti?

L’obiettivo è sempre stato quello dell’informatizzazione dei sistemi informativi ospedalieri. Grazie alla regionalizzazione di due soluzioni tedesche, potevamo digitalizzare le informazioni legate all’accettazione, alla dimissione e al trasferimento. Oltre, ovviamente, alla gestione del magazzino farmacia. In questo modo andavamo a supportare il nostro cliente nella gestione di due aspetti fondamentali nella produzione ospedaliera: la gestione del ricovero e, appunto, quella del farmaco.
La parola condivisione è quindi entrata subito nel nostro vocabolario, anche in considerazione del fatto che il Sistema Sanitario Nazionale è pubblico e di carattere universale. Questa condivisione rispetto al valore della salute gli permette non solo di essere uno dei sistemi sanitari più avanzati al mondo, ma, contrariamente a quanto si pensa, di essere anche tra i meno costosi. È sufficiente guardare il rapporto con il PIL rispetto alla media europea per rendersene conto.

 

Eppure il SSN è presentato spesso come un carrozzone lento e costoso. Non è così?

C’è una narrativa completamente sbagliata rispetto al SSN.
L’information technology si è evoluta molto negli ultimi anni e ha impattato in molti settori. Eppure, è difficile trovarne uno dove i cambiamenti siano tanto evidenti quanto lo sono stati nella sanità. Pensiamo alle modalità con le quali si effettuavano alcuni interventi solo pochi anni fa; se paragonate ad oggi, il salto tecnologico è sotto gli occhi di tutti. Ma questo dato lo possiamo leggere anche guardando l’aumento della durata media della vita, così come quello della sua qualità.
Pensare che il mondo della sanità sia a basso contenuto di innovazione è un errore veramente grossolano. Purtroppo, nel mirino della comunicazione quotidiana c’è sempre l’eccezionalità di un evento negativo, per cui se c’è il ritardo nell’erogare una visita si parla esclusivamente di quello, senza nessun cenno ai tanti casi andati a buon fine.
Con questo non voglio dire che oggi non ci sia un problema legato alle liste d’attesa, ma dobbiamo ricordarci dove eravamo appena quattro anni fa. La pandemia ha creato un'onda di difficoltà e di ritardi sotto la quale ci troviamo ancora oggi. Senza contare, poi, che la domanda di prestazioni sanitarie è in continua crescita, perché tutti desideriamo vivere più a lungo e in salute.
Tornando al SSN, spesso quelli che vediamo sono i problemi legati alla componente amministrativa, che poi qualcuno tende a generalizzare all’interno di un giudizio negativo. Anche rispetto a quest'ultimo punto, però, ricordiamoci che la sanità funziona per leggi e decreti, per cui le modalità di accettazione non rispondono a una logica industriale di ottimizzazione, ma alle necessità predisposte dallo Stato.

 

Rimaniamo sulla sua esperienza come imprenditore. Quali sono gli ostacoli che ha incontrato quando ha provato a condividere la sua visione imprenditoriale?

Non ci sono stati ostacoli, anzi. Una delle principali motivazioni che mi ha spinto ad impegnarmi per la nostra comunità è legata alla modalità con cui ho avuto accesso al credito nel momento in cui ne ho fatto richiesta. Parliamo di una cifra importante, con un anticipo sulla fatturazione a mille giorni. Una condizione che ha dell’eccezionale.
Se una piccola impresa come GPI ha potuto proseguire il proprio percorso di crescita, lo si deve quindi al nostro sistema Trentino. Legato a questo punto, un altro aspetto importante è che GPI non ha mai ricevuto ricatti né pressioni di alcun tipo. Un dettaglio per nulla scontato se guardiamo cosa è successo in altri luoghi all’interno di un settore delicato come quello della sanità. Tutto questo ci ha permesso di mettere radici e di diventare ciò che siamo oggi.
Penso sia difficile immaginare una GPI nata in un territorio diverso dal nostro.

 

In qualità di Presidente di Confindustria, qual è la visione che sente di dover condividere oggi con i suoi associati?

Credo che alcune realtà siano ancora poco consapevoli dei rischi e delle opportunità che abbiamo di fronte. Come Presidente di Confindustria vedo un territorio che non investe sempre a sufficienza, non si impegna sull'export come dovrebbe e talvolta rimane troppo vincolato alle piccole logiche territoriali.
Penso per esempio all’accesso al credito: chiunque abbia un’idea imprenditoriale lo tende a dare per scontato, mentre invece non è così. I progetti di sviluppo devono essere venduti al soggetto che li finanzia, per cui se non si ottiene il finanziamento le strade sono due: o non gli è stato presentato correttamente, oppure dobbiamo fare una riflessione sulla reale qualità della nostra idea.
Purtroppo queste riflessioni sono spesso offuscate dal fatto di sapere che il nostro Trentino è una realtà d’eccellenza, tanto a livello nazionale che europeo. La verità, però, è che non sempre ci muoviamo a sufficienza per proseguire il nostro percorso di crescita, perché è dal 2000 che abbiamo smesso di investire come le principali regioni europee.
Se penso a GPI, oggi difficilmente trattiamo con la singola azienda ospedaliera, ma dialoghiamo a livello regionale o a livello Paese. Ieri, per esempio, abbiamo ricevuto una conferma d'ordine dall'Estonia e un'altra dall'Arabia Saudita. Per affrontare uno scenario di questo tipo è necessario appropriarsi di idee diverse da quello che potremmo avere operando solo a livello locale. Bisogna considerare questo complesso di globalità come il new normal, perché è questo il mercato. Poi è chiaro, qualcuno che faccia delle attività all’interno della singola valle ci sarà sempre, però sempre meno il centro di ricavo sarà locale. Lì verrà eseguita la prestazione, ma non verrà governata localmente.

 

Rispetto a quest’ultimo punto, come si condivide questa posizione con le aziende associate?

Continuando a fare informazione e formazione ai diversi livelli, nel mondo finanziario, dell'export e della sostenibilità.
Negli ultimi anni, come Confindustria, ci siamo impegnati molto per tenere alto l'obiettivo. Troppo spesso ci crogioliamo nella certezza di essere un territorio d’eccellenza, ma a volte è importante cambiare punto di vista. Prendiamo un dato fra molti, quello del tasso di occupazione femminile. In Trentino è dieci punti percentuali più alto della media del Paese, e tanto basterebbe per far contento qualcuno. Se però andiamo a vedere la media europea, scopriamo che siamo dieci punti percentuali al di sotto. Ecco perché credo che accontentarsi sia un errore.
Prendiamo un altro tema importante, quello degli stipendi. Anche nel nostro Trentino risultano salari bassi, e questo è un tema che va indagato e affrontato. Sicuramente abbiamo un problema legato alla produttività, ma vedo ancora troppa fatica nell’ammettere la propria responsabilità rispetto a questo punto. E ancora, il Trentino svetta sugli investimenti in ricerca e sviluppo, ma se poi andiamo a vedere nel dettaglio scopriamo che quegli investimenti sono sostenuti principalmente dal pubblico, mentre la componente privata è inferiore rispetto alla media del nord est ed è solo di poco superiore a quella del Paese. Mi sembra chiaro che, rispetto a questi punti, si debba fare qualche riflessione.

 

Allarghiamo lo sguardo. Quanto è complesso condividere una visione di sviluppo comune con gli stakeholder del territorio? Penso, ad esempio, alle altre associazioni di categoria.

Il punto di vista delle parti può essere molto diverso, così come è diversa la capacità di astrazione del singolo rispetto al problema cogente e al sentire comune. A mio modo di vedere siamo passati dal periodo pandemico, dove abbiamo ricercato un livello di condivisione molto alto, ad una nuova normalità, dove questo livello di condivisione non è più così elevato e ognuno è tornato a coltivare il proprio orticello. Pensando - secondo me a torto - di poter essere il solo ad esprimersi sulle realtà dei propri associati.
Faccio un esempio su tutti: la nostra industria produce un terzo del PIL trentino, mentre il turismo arriva appena al 10%. Il turismo è sicuramente una realtà di estrema importanza, ma d'altra parte è giusto chiedere che anche in questo settore si paghino stipendi adeguati e che ci sia un corretto utilizzo del territorio.
Le Dolomiti, così come il lago di Garda e tanti altri paesaggi trentini, fanno parte di un patrimonio comune il cui destino supera gli interessi dei singoli operatori. In quanto tali andrebbero gestiti all’interno della comunità, mentre a volte si ha la sensazione che a deciderne le sorti sia solo una parte dei nostri concittadini. Anche in questo caso, quindi, penso sia d’auspicio una maggiore collaborazione. Tornando a coltivare un dialogo comune potremo trarne tutti un grande beneficio.

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