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  4. Il contesto aziendale e il ruolo camaleontico del consulente

Due caratteristiche mi hanno sempre colpito del camaleonte: la possibilità di avere una vista periferica a 360° e la sua capacità di mutare i pigmenti della pelle, così da adattare la sua colorazione ai diversi ambienti in cui si trova.
Mancando del background culturale di Piero Angela, però, non mi azzardo oltre con le dissertazioni scientifiche e mi soffermo, piuttosto, su queste due affascinanti caratteristiche per introdurre il ruolo di chi si occupa di supportare le aziende nel loro percorso di sviluppo: il consulente.

Chi fa il nostro mestiere dovrebbe infatti saper riconoscere, in ogni azienda, il suo contesto particolare; questo perché ogni struttura costituisce un ambiente specifico e a sé, e questo suo essere diversa non dipende esclusivamente dalla tipologia di prodotto o servizio che offre, né dal mercato in cui è posizionata.

Come consulenti abbiamo relazioni con molte e differenti aziende e ogni giorno ci apprestiamo ad avere a che fare con contesti diversificati; se ci pensiamo bene, anche prendendo in esame una singola struttura ci accorgiamo di intrattenere al suo interno relazioni professionali con tanti differenti contesti, perché lavoriamo con reparti composti da professionisti dalle caratteristiche e specializzazioni altrettanto variegate.

Fatta questa breve premessa, cerchiamo ora di analizzare come la prima delle due caratteristiche del camaleonte possa esserci utile nell’affrontare il nostro lavoro.

La vista periferica a 360°

Arrivare in un contesto nuovo, di cui non fa professionalmente parte, è la prima delle possibili criticità che un consulente deve generalmente affrontare. Sapersi muovere con destrezza tanto a livello relazionale che professionale è fondamentale per poter portare avanti con successo un progetto di sviluppo, quindi è molto importante analizzare il contesto aziendale (struttura e persone) con cui ci accingiamo a lavorare.
Un’approfondita analisi delle professionalità presenti all’interno della struttura ci permetterà di sviluppare un percorso preciso con ogni reparto, andando a capire le diverse strategie da applicare per apportare un cambiamento vero e concreto all’interno di quel contesto.

Non dobbiamo mai dimenticare che nel momento in cui interagiamo con una struttura aziendale, per quanto ci sia stato affidato un incarico ufficiale, vedere e analizzare a 360° la curva del cambiamento della struttura e delle persone che la compongono è di basilare importanza per capire come agire, quando e quali leve utilizzare per portare a compimento il progetto strategico di sviluppo.

Per chiarire meglio questo punto mi soffermo un momento sul valore della curva del cambiamento.

La curva del cambiamento

Analizzare la curva del cambiamento non è un concetto filosofico, ma un approccio ed un metodo preciso sviluppato nel 1970 dalla psicologa svizzera Elisabeth Kübler Ross. Questo approccio studia gli stadi e le corrispondenti azioni/reazioni delle persone messe di fronte ad un processo di cambiamento.

 

Le fasi individuate da Kübler Ross sono 7: 

1. LO SHOCK: è lo stato di paralisi o blocco emotivo iniziale, quando ci esponiamo per la prima volta alla  prospettiva del cambiamento;

2. LA NEGAZIONE: questa fase si presenta quando “chiudiamo gli occhi” davanti alla realtà, evitando di affrontarla;

3. LA RABBIA: non ci è più possibile evitare la realtà dei fatti e siamo costretti a scendervi a patti; questo innesca spesso un sentimento di frustrazione e di ira;

4. LA NEGOZIAZIONE: la ricerca della via d’uscita; non c’è una vera accettazione e si lavora per evitare il cambiamento più che per accettarlo;

5. LA DEPRESSIONE: accettiamo la necessità del cambiamento, ma non lo facciamo volentieri, è una fase di irritazione e di tristezza;

6. LA PROVA: la nostra resistenza sta svanendo e cerchiamo di testare soluzioni diverse, nuovi modelli che ci avvicinino al cambiamento che abbiamo ormai accettato come inevitabile;

7. L’ACCETTAZIONE: è l’ultima fase, quella della messa in pratica dei nuovi modelli che abbiamo analizzato, testato e costruito nella fase di prova.

 

Queste sette fasi sono costanti in ogni processo di cambiamento e variano solo nelle tempistiche con le quali un soggetto o un’organizzazione aziendale passano da una all’altra.

Entrare in un contesto aziendale con l’obiettivo di realizzare un nuovo progetto strategico di sviluppo, ci rende protagonisti di un cambiamento che provoca tutte le reazioni riassunte dalla curva di Kübler Ross.

Osservare e studiare lo stato in cui si trova ognuna delle risorse con cui stiamo lavorando e allo stesso tempo come queste si relazionino con gli altri contesti presenti nella stessa struttura aziendale, ci permetterà di dare una risposta coerente con il lavoro che stiamo facendo e soprattutto con l’obiettivo che vogliamo raggiungere.
La nostra capacità di avere una vista a 360° deve quindi essere applicata sia in fase di analisi dell’azienda, sia durante lo svolgimento del nostro lavoro, e cioè durante l’applicazione del disegno strategico che abbiamo elaborato su misura per quell’organizzazione.

La mimetizzazione

La seconda caratteristica della quale voglio parlarvi è quella della mimetizzazione, e cioè della capacità del camaleonte di mutare il pigmento della sua pelle.
Questa interessante caratteristica si intreccia perfettamente con la visione a 360° di cui abbiamo parlato prima, perché riconoscere il contesto all’interno del quale stiamo operando ci aiuta a scegliere il colore più adatto per adeguarci al nuovo ambiente, e cioè a prendere le migliori scelte a livello operativo e strategico per portare avanti il nostro progetto di sviluppo.

Oggi relazionarsi con un’azienda è sempre più complesso, anche a fronte di un periodo estremamente particolare come quello che stiamo vivendo, perché non sempre il nostro lavoro e il nostro ruolo sono compresi fino in fondo.

La riflessione che dovrebbe sempre guidare le nostre azioni è che noi, come professionisti esterni chiamati a supportare un’azienda, non siamo immediatamente parte integrante di quel contesto; non partecipiamo quotidianamente alla vita di quell’azienda o di quel gruppo di lavoro specifico.
Questo è un limite che ogni consulente deve saper superare, e per il quale la nostra capacità di osservazione, affiancata ad un’analisi costante (la visione a 360°), ci permetterà di essere sempre coscienti e preparati nel fare delle scelte in modo coerente rispetto allo specifico contesto aziendale con cui ci troviamo ad interagire (il mimetismo), riuscendo ad affiancarlo al meglio nel delicato processo di cambiamento che lo stiamo aiutando a realizzare.

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