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  4. L'Alfabeto del Marketing: Z come Zona di Comfort

Lo scrittore americano Neale Donald Walsch un giorno disse: “La tua vita inizia dove finisce la tua Zona di Comfort.”

Con questo Walsch intendeva descrivere come la vita di una persona entri “nel vivo” solamente quando questa persona è disposta a rischiare, a buttare il cuore oltre l’ostacolo, a mettersi in discussione e ad intraprendere un percorso di cambiamento e di evoluzione.

Poiché le aziende e i business sono creati e gestiti da persone, possiamo tranquillamente trasportare il concetto di “zona di comfort” anche in ambiente economico.

Riferita ad una persona, la zona di comfort è lo stato comportamentale entro cui un individuo opera in una condizione di assenza di stress e ansia.

 

Così per l’impresa la zona di comfort diventa quella fase in cui l’organizzazione opera in assenza di sfide, rischi, esponendosi agli attacchi della concorrenza e alle evoluzioni del mercato.

Va sottolineato che non è obbligatorio uscire dalla propria zona di comfort, ma non facendolo sarà difficile per l’azienda crescere ed evolversi.

Infatti, come ben spiegato dall’infografica, la zona di comfort è un’area molto piccola rispetto a quello che potrebbe essere il potenziale di un’organizzazione. Perché? Perché nella zona di comfort è compreso tutto quello che già conosciamo, che già sappiamo fare e quindi il nostro “essere impresa” al tempo attuale.

Fuori dalla zona di comfort invece c’è tutto quello che è nuovo e sconosciuto: può essere un nuovo modello organizzativo, un nuovo canale di vendita, nuovi strumenti e tecnologie per la produttività, nuove competenze o risorse da acquisire,…in poche parole c’è l’ignoto, rappresentato dal cambiamento rispetto al presente.

 

Quando un’azienda che vuole intraprendere una crescita significa che vuole apportare un cambiamento, per quanto ridotto o relegato a determinati aspetti organizzativi. E per crescere bisogna uscire dalla zona di comfort.

Una famosa citazione di Einstein dice: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”. Ed è una regola che vale anche nel business, soprattutto perché spesso, mentre un’azienda attende di essere travolta dal cambiamento, altre si organizzano per anticiparlo, prevenirlo e prepararsi alle nuove sfide.

Ma perché si ha così timore di uscire dalla zona di comfort?

Perché nella maggior parte delle rappresentazioni grafiche di questo concetto, fuori dalla zona di comfort, la zona dove ci sentiamo sicuri e in pieno controllo della situazione, c’è la cosiddetta “fear zone” (zona della paura), dove l’idea di dover cambiare qualcosa ci fa trovare delle scuse e degli alibi per non farlo, dove ci manca la giusta sicurezza per prendere delle decisioni importanti e dove spesso siamo influenzati da ciò che gli altri pensano di noi.

Tutto questo timore però fa parte di un processo assolutamente naturale e, superata questa fase, lentamente si entra in quella che viene definita “learning zone” (zona dell’apprendimento), nella quale si inizia a trovare la chiave per risolvere alcuni problemi, si acquisiscono nuove abilità che permettono di superare alcuni ostacoli e, una volta risolti la maggior parte di essi, quell’area di apprendimento diventa un’estensione della precedente zona di comfort.

 

Perché fare tutta questa fatica per estendere la zona di comfort?

Perché solo affrontando questo processo evolutivo si porta un’azienda verso la crescita, arrivando nell’ambita “growth zone” (zona della crescita), in cui l’organizzazione trova il suo vero scopo (spesso coincidente con la vision aziendale), realizza i propri “sogni”, raggiunge degli obiettivi e imposta una nuova meta del proprio percorso di sviluppo.

In un mercato in continuo cambiamento, dove la dinamicità e la capacità di adattamento sono fondamentali per rimanere sulla cresta dell’onda e al passo della concorrenza, è fondamentale per un’azienda allenarsi ad uscire dalla zona di comfort, talvolta fallendo, per trovare il più rapidamente possibile la strada giusta verso la crescita.

 

“Fail fast, learn fast” (fallisci rapidamente, impara rapidamente) è il mantra della maggior parte dei CEO di alcune tra le aziende più innovative al mondo.

Tale processo di apprendimento non sarà mai definitivo: i bisogni dei consumatori sono in costante evoluzione, la tecnologia ha portato lo sviluppo a velocità inimmaginabili fino a un decennio fa’ e le aziende hanno tutti i giorni qualcosa di nuovo da imparare, da capire e da fare proprio.

Chi porta questa mentalità all’interno del proprio business difficilmente verrà preso di sorpresa dai venti di crisi economica o dai cambiamenti in atto, perché come sempre Einstein diceva: “L’unica crisi pericolosa è la tragedia di non voler lottare per superarla.

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